In questo racconto, su richiesta di diversi amici, ho utilizzato poco il dialetto per rendere più agevole a tutti la lettura, ma non ho mancato ovviamente di mettere alcuni accenni qua e là per insaporirlo maggiormente.
Si tratta come sempre di una “storia” vera, che descrivo così come la ricordo e come l’ho vissuta ed ho approfittato di questo racconto per ricordare alcune ambientazioni tipiche degli anni ’30 – ’60, in particolare quella della “casa di abitazione”, che era in realtà la grande cucina, il tutto, perché era l’unico locale a disposizione.
Chiedo sempre ad altri di scrivere perché credo che, con un pizzico di coraggio, molti potrebbero farlo e sarebbe cosa buona e utile!
Io ne sarei felicissimo!
Parte prima
Parte seconda
Alla seconda parte del racconto di Viturìn e Tugnèta, ho dedicato particolare cura, cercando di far rivivere in me anche il clima familiare e il contesto sociale di quel periodo, così come me l’ha dettato il cuore e il vissuto, la memoria.
Non mancano gli accenni alle stagioni, agli eventi, al modo di vivere povero e sostanziale di gente pacifica e tribolata.
E la storia di Vittorino prosegue e si dipana, riservando sorprese e un finale tutto da valutare.