Un’uscita mattutina nel bosco del Rio Molgorana

Sabato 29 ottobre, di buon mattino, decido di inoltrarmi nei boschi del Rio Molgorana (per noi il mitico “Boscone”) alla ricerca di qualche chiodino che gli assatanati pensionati che hanno battuto la zona tutta la settimana spero avranno tralasciato.
Mi sono portato una piccola macchina fotografica compatta, non avevo voglia di portar pesi.
Non sarà all’altezza della reflex ma il suo compito lo svolge egregiamente.

Pensavo di esser solo.
Mi sbagliavo.
Da subito incrocio un trattore del “Lerai” che sta arando un pezzo di terra. Con cinque vomeri attaccati al mezzo potentissimo “gira” qualche metro di terra per volta senza apparente fatica.

Dall’altro lato un cacciatore con un paio di cani impazienti e mai fermi batte la campagna alla ricerca di qualche preda.

Il sole intanto sta facendo capolino dalla collina artificiale creata qualche anno fa dagli agricoltori e che ha sostituito i terrazzamenti che i nostri nonni e bisnonni avevano realizzato.

Il paesaggio è comunque suggestivo.
Lo rendono così i raggi del sole che filtra tra la nebbia in dissolvenza proveniente dal fondovalle.
Una bella istantanea del nostro territorio che forse non valorizziamo fino in fondo.
Pensiamo sempre che i bei paesaggi, i bei posti, siano quelli lontani, magari esotici, e non ci accorgiamo di ciò che ancora abbiamo intorno.

Arrivo in fondo alla valle.
Da una curva sbucano tre, quattro, cinque cani seguiti dai loro padroni cacciatori.
Mi faccio vedere.
Non si sa mai.

Risalgo dall’altra parte giusto per catturare qualche altro frammento di quest’alba ormai avanzata.
Ora è la volta di entrare nel bosco.
Tutto sommato qualcosa è rimasto anche se nei giorni precedenti parecchi hanno sicuramente fatto razzie.
Sono tante le tracce del loro passaggio.

Mi imbatto anche in qualche ritrovamento un po’ macabro.
Per terra uno scheletro di una testa di lepre, almeno così credo, ed i resti di una cornacchia.

Dopo un paio d’ore, con un discreto raccolto, esco nei campi verso Rimoldo. Il trattore del “Lerai” ha cambiato versante e continua imperterrito il suo lavoro.

Io intanto mi incammino verso casa.

Alla prossima.

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