Siamo stati ospiti di Villa Farina per un pomeriggio dedicato ai racconti sui cibi di una volta.
Il titolo di questa presentazione è preso a prestito da un famoso libro di Enzo Bianchi, Priore della Comunità di Bose, dal titolo proprio “IL PANE DI IERI”.
Facciamo nostra la sua premessa:
“….El pan ed sèira, l’è bon admàn“
Che nel dialetto del Monferrato, suo luogo di origine, significava “il pane di ieri è buono domani“, che ben si adatta anche al cibo tipico dei nostri nonni, il pane giallo, che durava diversi giorni ma si adatta anche ad un insegnamento più vasto, come dice lo stesso Bianchi:
il nutrimento solido che viene dal passato è buono anche per il futuro e i principi sostanziali che hanno alimentato l’esistenza di chi ci ha preceduto sono in grado di sostenere anche noi e di darci vita, gioia, serena condivisione nel nostro stare al mondo accanto a quanti amiamo
L’importanza del passato
Ha introdotto la manifestazione la presidente degli Amici di Villa Farina, Giovanna Casiraghi, che citando Cicerone ha così riassunto il senso della giornata:
un uomo senza passato non può fare il futuro
Ha anche aggiunto degli apprezzamenti per il lavoro che come Associazione facciamo e di questo ringraziamo.
Aiutati dagli stralci di alcune interviste effettuate in questi ultimi anni ad alcuni casatesi, abbiamo idealmente attraversato un periodo della nostra comunità molto difficile e complesso e esaminando come si curava allora l’alimentazione e quindi cosa si faceva per vivere.
E non era sempre facile riuscirci.
Cibi poveri
Il ruolo da protagonista era affidato al pane giallo ed alla polenta, derivati dalla coltivazione del granoturco, che era quindi fondamentale nel loro ciclo vitale.
Qualche eccezione nelle feste comandate con pollame e cappone (rigorosamente a Natale) e il lesso domenicale con il brodo pronto per il risotto….
E non poteva mancare in questa rassegna la torta paesana, nata come torta povera (per via dei suoi ingredienti di base semplici, pane raffermo e latte) ma diventata un vero e proprio marchio di fabbrica dei dolci brianzoli anche se, come ricordano i nostri testimoni:
la turta pusèè buna l’è quela de la mia mamm
Un ruolo importante al maiale (di cui NON SI BUTTA VIA NIENTE, tra l’altro il titolo del nostro progetto di ricerca), la cazzoeula e la trippa, veri piatti forti della nostra cucina tradizionale, anche del giorno d’oggi.
Ed infine tanti accenni a qualche sotterfugio per rubacchiare la frutta nei campi, nella pesca dei gamberetti nella Nava, la rusumada per gli uomini che, dall’alba al tramonto, lavoravano nei campi e tanto altro ancora.
Ci ha fatto piacere constatare l’attenzione costante del pubblico con anche alcuni interventi di integrazione o conferma di quanto rappresentato che speriamo sia solo l’inizio di una collaborazione che abbiamo auspicato.
Grazie!
Un doveroso ringraziamento a chi ha organizzato questo evento, in particolare il nostro Giovanni Cogliati che ha fatto da collegamento e con lui a tutti gli Amici di Villa Farina per l’ospitalità dataci nell’occasione ed in particolare alla loro presidentessa Giovanna Casiraghi che ci ha accolto e presentati con molta cordialità e disponibilità. A loro un augurio per l’ottimo lavoro che stanno facendo e per un crescente successo del loro Centro.
Ed infine un grazie ai nostri amici dell’AFCB sempre presenti che hanno consentito lo sviluppo tecnico del progetto e della presentazione.