Due volte ci ha accolti in casa sua per “raccontarci” la sua vita, con grande disponibilità e cordialità.
Eravamo alle prime esperienze, le prime interviste in casa, timorosi e con mezzi tecnici molto semplici ma con Carla ci siamo subito sentiti a nostro agio.
Nella prima intervista, nel febbraio 2009, il giorno del suo 87mo compleanno, ci ha raccontato alcuni episodi delle sua vita da ragazza, quando abitava a Valaperta e da giovane donna, sposata con Mario con cui ha avuto sei figli, risiedendo alla Corte del Pozzo a Cascina Bracchi.
Ecco un paio di stralci di questa intervista.
Iniziamo con alcuni frammenti di vita “in cascina”, le innumerevoli e quotidiane fatiche affrontate con forza e determinazione tipica delle donne di quel tempo.
In coda a questo frammento anche un curioso racconto del giorno del suo matrimonio.
Nell’altro stralcio, Carla ci racconta cosa si mangiava e le difficoltà che si dovevano affrontare per avere cibo a sufficienza, soprattutto durante il periodo della guerra.
In ultimo, le “istruzioni” per la realizzazione della famosa torta paesana.
Durante i suoi racconti ci ha sempre affascinato la sua mimica con gesti delle mani ed espressioni del viso che accompagnavano fedelmente il racconto stesso.
Nella seconda e molto importante intervista, ci ha raccontato i drammatici fatti di Valaperta, culminati con l’eccidio dei quattro partigiani il 3 gennaio 1945.
Allora, giovane poco più che ventenne, ha visto e vissuto in prima persona tutti gli episodi della vicenda e, per non perderne la memoria, ha scritto, di suo pugno, alcune note salienti su quanto accaduto.
Nel dicembre del 2010 l’abbiamo convinta a fare questa lunga e intensa intervista che è diventata un punto di riferimento per tutti coloro che si sono interessati alla vicenda.
Qualche anno fa è stata anche proiettata durante l’annuale commemorazione dell’eccidio.
Da parte nostra un doveroso ringraziamento per queste preziose memorie che ci ha lasciato, senza dimenticare la cordialità con cui ci ha sempre accolti nonostante una naturale ritrosia a farsi riprendere, tipica delle nostre donne brianzole, schive e riservate.
A tutta la sua grande famiglia le sincere condoglianze della nostra associazione e dell’AFCB.